DETTAGLIO NEWS DAL PROVINCIALE |
07/02/2010 - UFFICIO STAMPA | ||
Oggetto:Nota di replica intervento Fonte - | ||
Un altro tassello, di cui nessuno francamente sentiva la necessità, si è aggiunto alle nostre prese di posizioni, legittime e puntuali, in replica alle tesi esposte dalla signora Licciardi in conferenza stampa. Non posso, però, non sottrarmi a rispondere alle invettive, peraltro non nuove e non poco interessate, di Tommaso Fonte al quale vorrei solo dire alcune cose semplici e di facile comprensione. L’attuale segreteria, assieme a quella nazionale e regionale, nulla sapeva per quanto di nostra conoscenza su quanto denunciato dalla signora Licciardi; solo in queste ultime settimane il presunto tentativo di violenza carnale ci è stato reso noto. Ciò detto non si comprende del come mai, nella qualità di segretario generale dell’organizzazione, Fonte, non abbia mai denunciato il presunto tentativo all’autorità giudiziaria come invece ha, prontamente, fatto questo segretario e questa segreteria confederale che ha troppo rispetto di questa organizzazione contrariamente a quanti l’hanno denigrata, osteggiata e sfruttata. Non avere adempiuto a tale obbligo e aver tenuto per anni nel cassetto questo gravissimo e inaudito episodio, ove dovesse risultare vero, costituisce grave responsabilità non solo per quello che si è, ma soprattutto per quello che si rappresenta. Ce ne d’avanzo per affermare che Fonte sì che doveva, a suo tempo, rimettere il mandato per manifesta incompetenza a guidare un sindacato come quello della CGIL e per incapacità a tutelare diritti elementari di una dipendente sindacale, non posta, a sentire Fonte, a poter operare con serenità all’interno dell’organizzazione proprio negli anni in cui, chi grida oggi allo scandalo chiedendo le mie dimissioni, ricopriva la carica di segretario generale della CGIL di Ragusa. Doveva dimettersi chi per sette anni ha ricoperto la carica di massimo dirigente provinciale della CGIL e non ha saputo o voluto (?) eliminare, ove esistente, il clima di mobbing orizzontale e di persecuzione in danno della propria compagna e dipendente; doveva dimettersi chi, in palese conflitto di interessi, ha reiteratamente ordinato che ad una dipendente in aspettativa senza retribuzione ( ma con il raddoppio della indennità a carico della Regione !) venissero prestate ingenti somme in parte mai restituite. La CGIL non è una banca ! Sono dell’avviso, nel rispetto dei trentasettemila iscritti alla CGIL di Ragusa oggi impegnati nella stagione congressuale che affronta i temi drammatici della perdita e della mancanza di lavoro, di non voler alimentare polemiche di questo tipo con chicchessia. Intendo mantenere un profilo alto, come impone la storia della CGIL, nella consapevolezza che chi accusa oggi e ha omesso di denunciare ieri, rendendosi complice del denunciato clima omertoso, non merita nessun rispetto e nessuna risposta. La questione è, ormai noto, all’attenzione del giudice e non ho dubbi che la magistratura farà piena luce sulla vicenda. Questo gruppo dirigente e quanti hanno un compito di responsabilità all’interno dell’organizzazione, diversamente dallo stile del passato, tuteleranno il suo buon nome in tutte le sedi dove questo sarà necessario e opportuno.
Il Segretario Generale Giovanni Avola |