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12/02/2015 - UFFICIO STAMPA | ||
Parte da Ragusa la sfida alle Infrastrutture |
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Parte da Ragusa la sfida per realizzare le infrastrutture del Sud Est Sicilia Tavolo tecnico regionale e vertenza con lo Stato le strade da intraprendere
Dalla proposta alle procedure per concretizzare le infrastrutture del Sud Est siciliano, ovvero la madre di tutte le rivendicazioni capace di determinare un punto di svolta vero nel rilancio economico, sociale, produttive ed occupazione dell’Area Vasta. Per farlo bisogna, urgentemente, costruire un tavolo tecnico dove la Cgil, nelle sue rappresentanze territoriali e regionali, le istituzioni, i sindaci delle tre ex provincie di Ragusa, Siracusa e Catania, le associazioni di categoria produttive e le istituzioni non territoriali, le Camere di Commercio, per quello che saranno, dovrà avere un’ interlocuzione permanente con il Governo della Regione per mettere semplicemente nero su bianco per completare le infrastrutture ancora da definire e per farne di nuove. Attorno a questo grande tema si tenuto stamani a Ragusa, al Mediterraneo palace, un convegno regionale che vivisezionato la questione individuando punti di crisi e priorità che vanno affrontare nel modo più urgente possibile. Il rischio è nelle cose:quello di perdere l’appuntamento con i finanziamenti che esistono e che devono essere sfruttati. I punti cardinali dello stato di fatto delle Infrastrutture del Sud-Est li ha tracciati il segretario generale della Cgil di Ragusa, Giovanni Avola, che partendo da un territorio vasto ricchissimo di eccellenze (industria, artigianato, enogastronomia, turismo culturale, paesaggio e ambiente) argomento utile per poter intercettare i fondi UE – Horizon 2014/2020- che passano anche attraverso i servizi che l’area vasta potrebbe intestarsi: gestione dei rifiuti e delle aree mercatali. La soluzione appare per il resto a portata di idea. Mettere in collegamento le aree portuali, Catania, Augusta con Pozzallo; gli aeroporti di Catania e Comiso collegati con le grandi aree di stoccaggio e connessi tra di loro da un sistema intermodale che prevede strade e ferrovia. Proprio quella ferrovia che è il tallone d’Achille della Sicilia con l’annunciato disimpegno di Trenitalia dal collegamento merci tra la Sicilia e il resto del Paese. Di capitoli aperti c’è ne sono tanti:le difficoltà inspiegabili per la realizzazione della Ragusa - Catania, dalla storia infinita dello scorrimento veloce Licodia Eubea - Libertinia di cui ha ampiamente parlato Totò Bragadeci, segretario della Cdl di Caltagirone, all’incompleto autoporto di Vittoria, alla messa in sicurezza del porto di Pozzallo che potrebbe essere finanziato con i fondi UE 2014/2020 in previsione anche della concretizzazione della crocieristica. Da appaltare subito il tratto autostradale Modica- Ragusa Mare ovvero i lotti 9-10 -11 della Siracusa Gela. Sui fondi europei bisogna voltare pagina; molte risorse 2007/2013 sono rimaste non spese e un’opera strategia come la banda larga ed ultralunga, ovvero il futuro della comunicazione, non è stata realizzata. Sullo sfondo di queste legittime rivendicazioni c’è un dato politico. Quella di una interlocuzione forte tra la Cgil, che ha accolto questa sfida e intende portarla avanti sino in fondo, e le istituzioni che sono alla base dell’Area Vasta e la Regione siciliana. Se il Sindaco di Ragusa, Federico Piccito, intende portare avanti una politica strettamente evoluta sui territori con un visione perimetrata al sud est della Sicilia, il segretario generale della Cgil di Catania, Giacomo Rota, intende al contrario aprire un versante quanto più ampio possibile con i territori finché non si alzino i muri; al contrario propongano un piano di collaborazione unitario e agire senza tentare prevaricazioni o posizioni dominanti. La Sicilia, secondo Rota, deve darsi una mossa. Deve rivendicare la creazione delle infrastrutture come elemento essenziale per lo sviluppo ed evitare retrocessioni sul piano esistente: aprire una battaglia con Trenitalia perché le merci devono viaggiare su ferrovia per arrivare in tempo sui mercati europei. Su questa vicenda emergono i roboanti silenzi della Regione siciliana che non ha mosso dito dimostrando una classe dirigente del tutto inadeguata a contrastare le politiche del disimpegno che il Governo centrale sta portando avanti in Sicilia. Oggi non si parlerebbe di deficit infrastrutturale se la politica avesse fatto il proprio dovere in questi decenni. E tra un anno parleremo della mancato assemblea della banda larga, tutto lo stanno facendo, e anche qui si è in grande ritardo su una infrastruttura primaria nella comunicazione e nello scambio di informazioni. La verità, come rileva il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro e la Sicilia sta andando in un verso e il resto del Paese in un altro. La Sicilia non ha un piano dei trasporti alla faccia delle riforme e della buona politica e allora è necessario che i territori si impadroniscano del loro destino e si concertino per il rilancio dell’economia e dell’unendosi e lottando insieme. Sul disimpegno di Trenitalia ha puntato il dito, Paolo Zappulla, segretario generale della Cgil di Siracusa, il quale registra che lo sciopero del 16 febbraio della categoria dei trasporti non risolve il problema perché è coinvolta tutta la Sicilia in ogni comparto. Il trasporto delle merci, per la tipologia dei prodotti, non può viaggiare per i mercati del nord e dell’Europa se non con la ferrovia che è elemento strategico per la crescita; tanto strategico che c’è l’urgenza di determinare una sistema a rete di collegamento con i porti e gli aeroporti. La crisi per deficit di infrastrutture è ormai chiaro e palese. Franco Tarantino, segretario della Fillea Sicilia del resto ha reso i conti degli investimenti delle opere pubbliche in Sicilia che hanno subito un arretramento spaventoso con migliaia di posti di lavori che sono andati perduti. Senza dover registrare il fatto che i tempi di realizzazione delle opere sono troppo lunghi e su questo aleggia anche il tema della legalità che rimane vivo e presente perché il mancato rispetto delle norme sottrae risorse e occupazione. La rabbia è legata al fatto che i soldi ci sono e che però non vengono spesi per colpo di una burocrazia troppo lenta. Su questo tema è intervenuto il direttore generale dell’assessorato regionale alle Infrastrutture, Giovanni Arnone, il quale ha ammesso che si è vero che si registrano dei ritardi ma le cause fisiologiche vanno ricercate nelle norme confuse e complicate che impongono lungaggini e perdite di tempo inutile. La soluzione è allora la creazione di un tavolo permanente dove tutte le questioni possano essere sciolte e risolte. Le conclusioni del convegno sono state tratte dal segretario nazionale della Cgil Fabrizio Solari, il quale ha dato alla Cgil dell’area Sud Est di una vivacità e di un coraggio nell’accettare una sfida così alta che manda un segnale forte alla politica e alle istituzioni su alcuni temi che hanno grande priorità di realizzazione nella crescita degli anni a venire a cominciare dalla banda larga sulla quale non bisogna più perdere tempo, cos’ come nella redazione dei progetti per le infrastrutture primarie laddove esistono i fondi che non vanno perduti e recuperati in ogni modo. Alla riunione erano presenti i parlamentati regionali, Orazio Ragusa e Nello Di Pasquale, Totò Bonura, presidente della SAC di Catania, i sindaci di Pozzallo, di Giarratana, Santa Croce Camerina, l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Vittoria, Pisani, il commissario straordinario del Comune di Scicli, Trombadore, Tonino Taverniti presidente di Confindustria, Giuseppe Giannone, presidente Camcom, Giusi Migliorsi, direttrice Confindustria, Rosalba Panvini, soprintende di Ragusa,Francesco Italia, vice sindaco di Siracusa. Assente per motivi istituzionali da ultimo momento il sindaco di Catania, Enzo Bianco.
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